Settimana scorsa sono usciti i report di Great Place to Work 2022. (www.greatplacetowork.it)
Si tratta delle classifiche - world e Italia - delle migliori 15 aziende per cui lavorare.
Sono divise anche in sottocategorie e dimensioni.
Saltando l'analisi dei dati e delle tipologie di aziende, salta all'occhio la mancanza di aziende operanti nel settore immobiliare/edile.
Credo che dipenda dal fatto che in Italia, il settore immobiliare sia estremamente parcellizzato in realtà molto piccole e zonali.
Radicate profondamente con il territorio, ma un territorio molto piccolo.
Sono pochi i player nazionali che operano in diverse geografie e sopratutto, si contano sulle dita di una mano quelli gestiti in linea diretta ovvero non sviluppati come franchising (Dove.it è uno di questi, ça va sans dire)
Questo dovrebbe spingere gli operatori del settore a fare rete, a crescere, a prendere decisioni pensando in grande.
Utilizzare le nuove tecnologie e studiare modelli di business alternativi.
La tecnologia e l'analisi dei dati possono aiutare a crescere e innovare un settore caratterizzato da vecchi processi
Ma sicuramente non basta.
Servono imprenditori preparati, marchi innovativi e credibili, di prospettiva.
Capaci anche di sovvertire dinamiche storicizzate.
A conferma di questo l'unica azienda inserita nella classifica GPTW2022 for Millenials è Casavo
Quindi, ai giovani è un settore che piace, forse non piace come sono viste le società di intermediazione e quello che possono offrire.
La cosa che mi fa riflettere è infatti il confronto con le società di assicurazioni, ben presenti con diverse sigle, che sul territorio hanno un modello di "messa a terra" della rete vendita non diversa da quella del nostro settore.
Allora perché?
Le dimensioni contano, altroché
Blasco
Comments